Orgoglio e Pregiudizio

No Street Art

No Street Art

Prima di tutto cacciarono gli studenti, perché facevano caciara, e poi che bello il nuovo campus a Germaneto.
Poi tolsero tutti gli uffici, ed io fui contento perché la nuova cittadella era un vanto, così comoda e moderna.
Chiusero i bar ed i locali notturni in centro, e mi stetti zitto perché finalmente ci fu silenzio, basta con la musica e gli ubriachi: che indecenza per il borgo!
Venne il turno della street art, ed esultai perché io quell’arte non la capisco, e poi quant’è fuori luogo in questo contesto!
Alla fine non ci restò più nulla in centro e non rimase nessuno che ci credesse, ed anche io me ne andai, perché che palle sta città vuota e decadente.

Mi trovo a parafrasare le parole di Bertolt Brecht per esprimere un concetto che secondo me rischia di passare sottotraccia. Avrete già capito che ho molto a cuore gli interventi di Arte contemporanea sulle pareti ad opera del collettivo AltRove. Nella descrizione di un’opera dello scorso anno, Terremoto di Sbagliato, si leggeva che l’ispirazione fosse “la natura tellurica dei luoghi del festival e alla continua sensazione della terra che rischia di tremare sotto i piedi“. Ecco, tanti piccoli terremoti generano alla vista questi interventi nei nostri animi. Scuotimenti piacevoli, tuffi di colori o pugni nello stomaco, ma che finalmente risvegliano le nostre coscienze, le nostre sensazioni, la rabbia o la gioia, non importa.

Non importa se queste opere si amano o si odiano. Importa che ci facciano di nuovo parlare di centro storico, di riqualificazione, di difesa, di valorizzazione. Abbiamo taciuto a lungo a vari scempi, ristrutturazioni sprecate e imposte senza consultazioni, autentiche porcherie. Cavi che deturpano, incuria, e chi più ne ha più ne metta. I ragazzi di AltRove hanno colpito nel segno. Ci stanno svegliando, e la città per lo più li sta difendendo. Alcuni li attaccano, e mi rammarico di questo, ci si trincera dietro motivazioni che sanno di censorio però, la cosa mi spaventa. L’arte anche se contemporanea può sconvolgere, disturbare, non piacere, può lasciare interdetti… Ma non per questo ci si può permettere di censurarla, mai.

Me ne rammarico perché mi identifico in questi giovani e sposo appieno questo modo splendido d’intervenire sulla città, portare il loro contributo, stimolando la popolazione attraverso il “colore sui muri”, attraendo artisti importanti ed emergenti, generando workshop e seminari, mettendoci la faccia e tanta tanta passione. E non vorrei che si scoraggiassero mai, come si sono scoraggiati tanti in passato, dando per spacciata la nostra città, emigrando verso altri Lidi. Mi ci identifico perché anche io sono tornato qui dopo aver studiato fuori, diventando professionista in ciò che faccio, e facendo della mia passione il mio mestiere. Combatto ogni giorno nel mio studio di consulenza psicologica il malcontento e l’insofferenza verso un modo di fare giudicante, supponente, pregiudizievole… La chiamano “mentalità” ma sono tutti meccanismi di difesa che ci attraversano, caratteristici della nostra cultura, e trasversali nelle generazioni. Riguarda tutti, non ci fidiamo, non collaboriamo, guardiamo sempre di sottott’occhio il cambiamento.

Sporgere denuncia e poi chiedere dialogo sa molto di quel fare mafioso “prima sparo e poi chiedo chi sei”. Anche se mascherate da democratiche e legittime, alcune dichiarazioni si portano dentro una violenza al pari degli squadroni nazisti che bruciavano libri nel ’33, dei teppisti che strappavano il bellissimo mercante in fiera di Viapiana dal museo Open di Local ai giardini di San Leonardo, o dei cretini che imbrattavano l’opera di 108 presso il Mercato di Catanzaro lido.

I “Graffiti” nacquero come controcultura nel secolo scorso, proprio i più poveri e gli immigrati s’inventarono la street art… perché l’essere umano non può fare a meno di sperare, portare colori emozioni e arte lì dove ce n’è più bisogno. Oggi quella che una volta era “contro-cultura” è diventata la Cultura con la C maiuscola, e i vari Banksy o Keith Haring espongono nei musei dopo aver indignato, commosso e stupito.

L’arte si Critica, ma non si Censura.

Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini 

(Heinrich Heine)

No Street Art