Combattere la voglia di farla finita

pontecz

Non trovo le parole.

Sento solo il desiderio di poter fare di più. Questo è il mio stato d’animo. Mi sento chiamato in causa, mi sento inutile, è la mia professione quella coinvolta, ed è la mia impotenza che viene sollecitata. Cosa spinge un uomo ad uccidersi? Cosa lo porta a rinunciare a tutto, tutta la vita, tutte le sue relazioni? Quanto può essere assordante il dolore, o il silenzio, la disperazione, per arrivare a scegliere di spegner tutto?

Cosa avrei potuto fare, cosa mi maledico di non aver fatto, cosa potrò fare?

Solo ieri ripetevo su Facebook di non perder mai le speranze, di chiedere aiuto, di alzare la voce, di farsi aiutare, di non restare soli. Due suicidi in due giorni sono un segnale allarmante per tutti. Perché non riusciamo a prenderci cura di chi soffre, attorno a noi, perché li lasciamo soli nel loro dolore, cosa non stiamo vedendo, e perché ci fa comodo?

Solo ieri riflettevo su come i ponti fossero metafore di collegamenti, sforzi umani per congiungere, passaggi nuovi, strade impossibili che collegano territori lontani. Solo ieri parlavo della necessità di riuscire a trasformare questo simbolo troppo spesso luttuoso in qualcosa di sempre positivo. Bisogna ritornare ad ascoltare il prossimo, noi stessi, chi sta male, restituire ascolto e donare nuova voce, costruire ponti per accorciare le distanze!

Perciò rispondetemi voi, io ci metto la mia professionalità per prendermi cura della mia città, e dei miei concittadini. Sto pensando a come poter lavorare in Gruppo, per sostenere chi ha bisogno, chi sente di aver perso tutto, o ha perso qualcuno e non se ne fa una ragione. Ritengo sia la formula vincente, fare gruppo, per riacquistare speranza nel futuro, insieme.